Certi giorni apri il giornale e scorri e leggi non trovandoci che i fatti, i soliti fatti, ormai tutti uguali. Da qualche parte del mondo qualcuno si ammazza o ammazza, tampona o si fa tamponare, prostituisce o si fa prostituire. Certi altri invece apri il giornale e ci trovi un editoriale di tutto rispetto che ti tiene incollato con la faccia alla carta, sembra quasi di leggere la realtà finta di un poliziesco o un noir alla Lucarelli.
E in aggiunta ci trovi pure la lettera del candidato alla presidenza del consiglio, che di tutto parla tranne che di presidenza del consiglio, piuttosto parla di arte e dell’importanza di valorizzarla. Nel totale di parole in cui il suo oppositore non avrebbe perso l’occasione di inserirci un’attacco all’avversario, lui, invece, spiega il senso proprio dell’arte e la necessità di valorizzarla perché essa esalta i valori della razza umana.
E per specificare ci trovi la lettera del noto giornalista Interista che ti spiega la situazione (ridicola) di Milano, città che tutto voleva e che niente rischia di avere, un “nulla stringe” assoluto.
E come ciliegina sulla torta ci trovi anche l’intervista al mega-scienziato-nobel-esuleSvizzero (per volontà di stato) che ti pone davanti i dati che ti fanno capire che con petrolio, carbone e plutonio qui non si va da nessuna parte.
Sono i giorni come questi che ti piace aprire il giornale.
Quando leggo quanto dice Carlo Rubbia mi intristisco, ma non perchè dica cavolate, tutt’altro, è un grande scienziato, ma perchè non c’è nessuno in Italia disposto ad ascoltarlo.